Anelli bianchi sulle piante: Takahashia japonica, la nuova cocciniglia giapponese
Avete notato anelli bianchi sugli alberi a Milano?
Se vivete in comuni nella provincia di Milano, Varese, Monza Brianza e Como, forse vi è capitato di notare strani anelli bianchi appesi ai rami di alcuni alberi. Sembrano nastri, oppure decorazioni un po’ sinistre. Ma cosa sono davvero queste formazioni?
Un nuovo parassita dal Giappone
Dopo l’arrivo della Popillia japonica, della cimice asiatica, dell’Anoplophora chinensis (e chi più ne ha più ne metta), ecco che l’Oriente ci regala un altro parassita: la Takahashia japonica.
Takahashia japonica è un insetto di origine orientale appartenente alla famiglia delle Coccidae. descritta per la prima volta nel 1896 su alberi di gelso (Morus spp.) in Giappone e diffusa anche in Cina, Corea del Sud e India. Risulta estremamente polifaga, in quanto capace di attaccare molte specie vegetali.
Una cocciniglia, sì. Ma con stile. Come uno Yuri Chechi del mondo degli insetti, questa ama gli anelli.
Cosa sono quegli anelli bianchi sugli alberi?

Quali piante vengono colpite dalla cocciniglia giapponese
Le formazioni anulari bianche che si vedono su alberi come:
- Acer spp. (soprattutto Acer pseudoplatanus)
- Albizia julibrissin
- Cercis siliquastrum (Albero di Giuda)
- Carpinus betulus (Carpino bianco)
- Morus nigra e Morus alba (Gelsi)
- Ulmus spp. (Olmi)
- Liquidambar styraciflua
…non sono decorazioni artistiche ma ovisacchi di una cocciniglia giapponese: la Takahashia japonica.
Perché proprio a Milano?
Non è un caso se molti casi si registrano vicino a Malpensa. Aerei, persone, valigie, capelli. Magari proprio i tuoi capelli, se sei stato recentemente a Tokyo. Coincidenze? 🌚
Che cos’è la Takahashia japonica?
Identikit dell’insetto
Originaria del Giappone, dove fu descritta per la prima volta nel 1896, questa specie si è successivamente diffusa anche in altri Paesi asiatici come Cina, Corea del Sud e India. La sua prima apparizione in Europa è stata registrata solo nel 2017, a Cerro Maggiore (MI), dove è stata individuata su un esemplare di Liquidambar styraciflua. Appartenente alla famiglia dei Coccidi, si tratta di un insetto polifago, in grado di attaccare numerose specie vegetali. Attualmente la sua presenza è documentata in diverse province della Lombardia, tra cui Milano, Varese, Monza Brianza e Como.

Gli ovisacchi: come riconoscerli?
Queste strutture cerose, che possono raggiungere anche i 7 cm di lunghezza, sono particolarmente resistenti agli agenti atmosferici come pioggia, freddo e intemperie. All’interno contengono migliaia di uova di colore aranciato e si attaccano saldamente ai rami delle piante, in particolare nelle vicinanze dei tagli di potatura, dove trovano condizioni favorevoli per lo sviluppo.
La Takahashia japonica danneggia le piante?
Al momento, secondo il Servizio Fitosanitario, non ci sono gravi danni osservati. Tuttavia, in caso di forti infestazioni si possono verificare disseccamenti dei rami.
Buona notizia: non è pericolosa per l’uomo o per gli animali.
Ciclo di vita della Takahashia japonica
Una sola generazione all’anno
- Primavera (aprile-maggio): le femmine adulte producono gli ovisacchi
- Schlusa delle uova: escono le neanidi (piccoli della cocciniglia)
- Le neanidi migrano sulle foglie, dove crescono succhiando linfa
- In estate diventano ninfe
- In autunno tornano sui rami e lì svernano
- Il ciclo ricomincia in primavera
Come combattere la cocciniglia giapponese
Interventi fisici
- In caso di infestazioni localizzate: potature fitosanitarie per rimuovere i rami infestati
- Nessun effetto usando insetticidi direttamente sugli ovisacchi
Prodotti chimici (con cautela)
Attualmente non esistono insetticidi specifici approvati ufficialmente. Tuttavia, la letteratura suggerisce:
- Acetamiprid (non più in libera vendita)
- In alternativa: Flupyradifurone (es. Sanium)
Approcci sostenibili (e fai-da-te)
Trattamenti consigliati
- Oli minerali: alla ripresa vegetativa o dopo la schiusa, soffocano le forme giovanili Esempi: oli minerali o anche oli vegetali (soia, girasole, lino)
- Olio di neem + olio essenziale di arancia dosaggio: 10 ml di neem + 8 g di arancioil in 1 litro d’acqua
- Sapone molle potassico da aggiungere alla miscela sopra (10 ml)
- Preparati microbiologici (es. Lecanicillium lecanii) In fase sperimentale
- Trattamenti endoterapici Al momento, pochi dati disponibili
Insetti predatori
- Adalia bipunctata, è stata osservata in presenza di T. japonica
- Non si conosce ancora il reale impatto su larga scala
Come si diffonde?
La Takahashia japonica si diffonde viaggiando sfruttando il vento: in presenza di alberature monospecifiche oppure mediante trasporto passivo: tramite mezzi, attrezzi, piante infestate, potature.
Cosa sta facendo la Regione Lombardia?
- Il Servizio Fitosanitario raccoglie le segnalazioni tramite l’app FitoDetective
- Per info: infofito@regione.lombardia.it
Conclusione: anelli sì, ma senza Tolkien
La Takahashia japonica è ancora poco conosciuta, difficile da controllare, ma non pericolosa per l’uomo. Serve vigilanza, buon senso e un approccio integrato, possibilmente sostenibile.
Nel dubbio, evitiamo gli insetticidi a casaccio e affidiamoci a metodi mirati e al monitoraggio del territorio.