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Tutorial

Non avere un giardino non significa dover rinunciare alla coltivazione di un albero. La coltivazione in vaso degli alberi è possibile e le limitazioni nella scelta della specie sono molto meno stringenti di quello che siamo portati a credere.

Oggi quindi vi spiegherò come trasformare il terrazzo o il piazzalino cementato davanti a casa in un bosco.

Certamente è bene seguire alcune regole per poter gestire al meglio questo tipo di coltivazione. Chi mi segue da tempo ben sa, reputo gli alberi una delle più grandi espressioni della vita sul nostro pianeta.

Forse sarete anche voi (come nel mio caso) sprovvisti di un vero e proprio giardino. Magari lo avete ma questo non vi impedisce di allevare i vostri alberi preferiti dentro un bel vaso, magari anche esteticamente carino, quindi siete pronti? Avviciniamoci a questo mondo!

Alberi in vaso

Quali alberi sono adatti alla coltivazione in vaso?

Ora si leveranno commenti indignati ma vi svelo una scoperta che ho fatto negli anni: tutti gli alberi sono adatti alla coltivazione in vaso.

Anche una Sequoia? Si, io ne ho una che ha parecchi anni e sta in vaso.

Non vi chiedo atti di fede, possiamo ragionare e capire il perché possa affermare quanto sopra.

Se vi è mai capitato di passeggiare in montagna avrete sicuramente visto dei bellissimi boschi di larici, abeti e altri alberi dalle dimensioni imperiose.

Semi germinati dalle spaccature nella roccia

Ecco, capita a volte che un seme germini nella spaccatura di una roccia e che l’albero cresca in un volume di terra molto limitato, pur restando in un perfetto stato di salute. Questo perché le piante hanno un ottimo spirito di adattamento e in qualche modo riescono a proporzionare la propria parte aerea in funzione del volume di terreno a disposizione.

È un concetto che sta alla base di una disciplina con radici (ahah) molto antiche: l’arte del bonsai.

Sequoia in forma di bonsai

Quella che vediamo in foto è la Sequoia della quale parlavo prima, un albero che in natura cresce oltre i 100 metri con tronchi che hanno diametri impressionanti.

Ecco quello che vi dicevo, chiaramente estremizzato ma necessario a farvi passare il concetto che un albero adatterà la propria crescita alle risorse che troverà disponibili.

Ora che vi ho svelato questo segreto, fate ballare gli occhi quando siete in giro e scoprirete che la gente coltiva in vaso, da sempre, una varietà di alberi che manco immaginavate.

Aceri, Faggi, Querce, Carpini, … qualsiasi albero può essere coltivato in vaso. Io nel mio giardino (oltre al banano giapponese che però è tecnicamente una pianta erbacea) ho un ciliegio da fiore, un acero Fire Glow e un bellissimo Gingko. Ogni tanto li faccio anche vedere nelle storie di Instagram 😉

Una volta capito che potevo allevare i miei alberi preferiti in vaso ho iniziato a studiare le pratiche necessarie ad ottenere il miglior risultato possibile.

Quale vaso utilizzare per gli alberi?

Questa è una parte fondamentale della storia.

Ci sono due possibilità:

La prima è rinvasare via via in contenitori sempre più grandi, regola che vale un po’ per tutti i rinvasi. Ovviamente ad un certo punto arriveremo alla massima dimensione di vaso voluta e quello sarà la casa definitiva del nostro albero.

Il vantaggio di questi passaggi asseconda una buona pratica: quella di non mettere gli apparati radicali in un mare di terreno dove le radici arriveranno solo dopo molto tempo. Questo perché tutto il substrato ‘non colonizzato’ dalle radici favorisce l’accumulo di umidità in un volume dove non c’è nessuno che la beve.

E sebbene il problema potrebbe anche essere trascurabile durante i mesi più caldi, diventa un po’ insidioso durante il resto dell’anno, esponendo le radici dell’alberello ad una costante presenza di acqua.

Questo può potenzialmente provocare marciumi e asfissie, in particolare quando le stagioni fredde e piovose inzuppano continuamente il terriccio.

Capisco però che a volte non sia possibile fare altrimenti: il nonno ci ha lasciato in eredità un bellissimo vaso in cotto largo 1 metro e noi ci vogliamo mettere il limone che abbiamo acquistato nel vaso da 20 cm di diametro?

Sottovaso dotato di rotelle

Tre soluzioni:

  1. Prima soluzione: ignorare il problema, talvolta la natura supera ogni ostacolo e mi è capitato di avere fortuna. Dopo un paio di anni le radici avevano colonizzato più o meno tutto il pane di terra e ho tirato un sospiro di sollievo.
  2. Seconda soluzione: dato che il problema è essenzialmente invernale si può pensare di spostare il vaso (ci sono supporti fatti in casa o commercializzati -come plantaxxi e vasi con ruote incorporate- che permettono di avere delle ruote sotto il vaso), al riparo dalla pioggia che rischia di infradiciare troppo il terreno.
  3. Terza soluzione: il vaso è inamovibile e possiamo mettere dei cellophane impermeabili sopra il terreno in modo che non sia costantemente bagnato dalla pioggia. Attenzione però in questo caso: il terreno deve respirare e quindi nei giorni privi di precipitazioni è opportuno levarlo.
Pianta coperta dal cellophane

Se non vogliamo rinvasare direttamente nel vasone definitivo possiamo procedere gradatamente passando da un vaso di coltivazione via via più grande e ponendo però il tutto all’interno del vaso definitivo.

Vi dico già che funziona benissimo come metodo perché ci possiamo concentrare solo sul vaso interno in termini di bagnature e concimazioni. Anno dopo anno, il vaso di coltivazione sarà sempre più grande fino a che potremo passare direttamente nel vasone del nonno.

Alberi in vaso all’interno di un giardinetto

Accorgimenti durante l’impianto

Sostegno

Soprattutto con l’ultima tecnica messa nell’elenco precedente, ma anche nel caso in cui mettiamo subito la zolla in un vaso molto più grande, è probabile che si renderà necessario assicurare in qualche modo la pianta con dei tutori in bambù o simili. Non mi dilungo su questa parte, però è giusto dirvelo.

Colletto

Non va mai seppellito, come diceva mio nonno: le radici devono sentire le campane.

La zolla va lasciata un dito sopra il livello della terra

La zolla va tenuta alta appena sopra il livello del terreno, in questo modo calerà dopo le prime bagnature e dovremo riportare un po’ di terra sulla superficie.

Dopo le prime bagnature il terreno circostante la zolla si assesterà

Nei primi mesi dall’impianto soprattutto nei mesi caldi è importante non far mai mancare acqua.

Terreno

Ecco un altro aspetto fondamentale!

Dobbiamo utilizzare un terriccio di altissima qualità: indispensabile la presenza di inerti grossolani in miscela, preferibilmente pomice. Il resto degli ingredienti può essere cosituito da un mix di torbe, fibra e midollo di cocco.

Vi consiglio caldamente ONE PLUS, non lesinate su questo aspetto perché è uno dei fattori chiave. ONE Plus imita come nessun altro substrato un terreno naturale, volete saperne di più? Ecco l’articolo giusto!

Niente argilla espansa sul fondo, per carità.

Dovrei dire che va usato un terriccio universale ma purtroppo ‘universale’ ormai è utilizzato spesso per connotare i prodotti di primo prezzo che costano poco e giustamente contengono ingredienti inadatti.

Concimazione

Da marzo fino ad ottobre (praticamente nel caso delle caducifoglie equivale al periodo di perdita delle foglie) si usa un concime minerale.

Vi propongo alcune soluzioni:

  • Asso di fiori: forse il concime più completo che conosca, NPK + microelementi. È un idrosolubile da sciogliere nell’acqua di bagnatura secondo dosi e cadenze che trovate in etichetta. Universale, ve lo potete usare praticamente su tutto, dai fiorellini del balcone alle piante da interno. Plus: può essere usato anche in concimazione fogliare. Ovviamente è preferibile adottare questo tipo di concime se bagnate con l’innaffiatoio.
  • Se bagnate con la gomma dell’acqua vi consiglio invece altri due prodotti di Cifo che ormai uso da anni perché sono eccezionali: i lenta cessione (per piante fiorite e per piante verdi). Spargiamo i granelli sulla superficie del terreno e zappettiamo leggermente. Hanno un’azione prolungata nel tempo (andate a vedervi il video in cui ho parlato dei lenta cessione) e il mio consiglio è di distribuirli a marzo giugno e settembre.

Data la tecnologia a rilascio graduale che li caratterizza li ho sempre trovati anche convenienti in termini di prezzo.

Raggiungere il livello pro

Se volete essere dei pro, aggiungete alle concimazioni anche dei fitostimolanti:

  • Algatron nelle settimane precedenti potenziali stress ambientali (prima del freddo e del caldo)
  • Sinergon dopo gli stress dovuti alle temperature, ad attacchi parassitari, a potature, ecc
  • Bio oro in fase precedente ad eventuali fioriture e fruttificazioni.

Potatura

Una volta partiti con la coltivazione dell’albero in vaso è rilevante l’aspetto della potatura. Questa deve anzitutto assecondare un poco il normale sviluppo della pianta, mi spiego: quando l’albero avrà raggiunto l’altezza massima desiderata procediamo con una cimatura, appena sopra una gemma se è possibile, in modo da non avere l’antennina secca in cima.

Cimatura di un alberello

Attenzione, non stiamo capitozzando, stiamo cimando. Questo favorirà la produzione di rami laterali e la formazione di una bella chioma.

Allo stesso modo priveremo la pianta di tutti i rami laterali troppo bassi definendo così quella che si chiama impalcatura ovvero la tra il terreno e la chioma.

Altezza di palco su un alberello

Anche la chioma andrà via via negli anni gestita, cercando di darle la forma desiderata, sia essa sferica, conica o più spontanea.

L’importante, come sempre nelle potature, è tagliare appena dopo una gemma.

È molto probabile che nei primi anni non sia necessario intervenire in modo da far sviluppare la pianta in libertà, sarete sempre in tempo per fare una potatura di forma.

Alcune essenze possono essere portate ad essere allevate ad alberello ma nulla ci vieta di coltivarle multistem, è il caso ad esempio del ciliegio da fiore o della Lagerstroemia che si presta molto bene anche ad essere cresciuto a cespuglio o comunque ramificato a partire dal basso.

Non abbiate paura di sbagliare! Non ucciderete la pianta se sbagliate una potatura, vedrete che lei spingerà sempre assecondando le vostre indicazioni ma tenterà sempre di prolungare la crescita sia dell’apice principale che di quelli secondari, dandovi sempre una sorta di ‘gomma da cancellare’ per rimediare ad eventuali errori. Imparerete così anche la bellezza del dover aspettare i ritmi della natura.

Io sono convinto che sarete in grado di creare dei capolavori 🙂

Rinnovare il terriccio

Ad un certo punto, ci troveremo nella condizione nella quale l’alberello non verrà più rinvasato. Il terreno però si depaupera e perde di fertilità quindi occorre fare qualcosa.

Sparpagliare Biotron nel terreno

A marzo e a settembre di ogni anno asportiamo lo strato più superficiale del terreno. Quanto? 10,20 cm più o meno, vedrete anche dove arriverete prima di trovare le radici.

Si da una sporcata di Biotron, la leonardite, indispensabile per rinnovare un terreno esausto, ne abbiamo già parlato, mi raccomando questo è fondamentale.

Biotron S
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Commenti

  1. Elena Garella (Modifica)

    Grazie ha risposto a un mio dubbio e mi ha dato la possibilità di avere più alberi

  2. Valentina Forgione (Modifica)

    Grazie Elena 😀

  3. antonella marchi (Modifica)

    molto interessante e pratico, grazie

  4. Sebastiano (Modifica)

    Grazie mille Antonella 😉

  5. Laura (Modifica)

    Molto interessante, per il rinvaso del mio pesco nano!
    Per quanto riguarda invece il glicine, è sempre buona norma aumentare il diametro gradatamente o ha bisogno di più spazio essendo più “invasivo”? Calcolando anche il fatto che sarà difficile estrarlo dal vaso quando già ben avvinghiato..

  6. Sebastiano Guarisco (Modifica)

    Ciao Laura, valgono sempre le stesse regole. C’è da dire che nel caso di ramppicanti come il glicine può essere necessario andare subito in un vaso definitivo (più grande) e quindi rientriamo nel caso contemplato dall’articolo

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