Hovenia dulcis, l’albero dell’uva passa
C’è un albero di circa 7 metri d’altezza che si affaccia sul lago dei fiori di loto, qui in vivaio. Sapete quando una presenza è talmente abituale che quasi non la si nota nemmeno? Ecco, così per centinaia di volte sono passato sotto a quell’albero, distrattamente, senza guardarlo bene.
Qualche giorno fa mio padre mi porta un grappolo di strani rametti cicciotti con delle bacche rotonde agli estremi e mi dice “perché non fai un video sull’albero dell’uva passa?“. Prendo l’ameno ciuffo tra le mani e gli chiedo dove l’ha preso. “Ma si, li al laghetto, non hai mai visto che c’è un albero di Hovenia?”. E io: “Mi sembra di ricordare un Faggio da quelle parti …“.
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Prendo il golf car e pigio a manetta l’acceleratore verso il lago. Arrivo davanti a quello che credevo un Faggio (lo ricorda nel portamento e nella foglia) e con meraviglia mi rendo conto che Faggio non è.
Ho sentito parlare di Hovenia dulcis da un amico apicoltore, cinque o sei anni fa. Mio padre avrà piantato quell’albero molto prima, forse mentre ancora non era alla ribalta delle cronache.
Decidua e maestosa, Hovenia dulcis è una pianta dalle mille curiosità, utilizzata nella medicina tradizionale e in cucina, protagonista di studi scientifici piuttosto curiosi che di seguito vi racconterò.
Se siete alla ricerca di un albero da ombra particolare, sotto il quale riparare voi e la vostra famiglia durante la calda estate, valutate Hovenia dulcis per la sua rapida crescita e i numerosi utilizzi alla quale si presta. Per chi non fosse in possesso di ampi spazi o di giardini estesi, è possibile allevare la pianta anche in vasi capienti, senza la pretesa di ottenere un albero maestoso.
ETIMOLOGIA
Hovenia dulcis o Albero dell’uva passa prende il nome del genere dal botanofilo olandese David Hoven; la specie, dulcis, descrive il sapore dei piccioli che portano i piccoli frutti a drupa, dal sapore somigliante a quello dell’uva sultanina.
In lingua inglese è noto anche come Japanese raisin tree o Oriental raisin tree.
TASSONOMIA
Il genere Hovenia comprende 7 specie di alberi decidui e rientra nella famiglia delle Rhamnaceae. Di questa famiglia potremmo già conoscere il Giuggiolo (Ziziphus jujuba).
DESCRIZIONE
Hovenia dulcis è una latifoglia decidua a portamento arboreo, con sviluppo medio tra i 7 e i 10 metri; può arrivare a 15 metri e più raramente a 30 metri di altezza. La corteccia è rugosa e di colore grigiastro.
La chioma è formata da foglie verde scuro, lucide e coriacee, di forma lanceolata.
Alla fine della primavera o inizio estate (normalmente tra i mesi di maggio e giugno) emette fiori piccoli e bianchi, ermafroditi e raccolti in infiorescenze a racemo. Questi fiori sono molto attraenti per le api e questo è il motivo per il quale la pianta è spesso ben nota a chi produce il miele.
Già allo stadio di fioritura, i sottili steli che portano i fiori tendono a rigonfiarsi e ad arrossare, assumendo note dolciastre già a questo stadio. Quando ancora acerbi però allappano (o come si dice in bresciano ì liga).
Alla sfioritura segue l’allegagione dei piccoli frutti sferici, portati al termine dei suddetti piccioli ingrossati: si tratta di drupe con un diametro di 3-4 mm., provviste di un guscio sottile ma coriaceo. I semi contenuti al loro interno sono appiattiti e simili a delle lenticchie, lucidi e di colore ocra.
Il ‘grappolo’ ha una forma molto curiosa e tipica perché i piccioli carnosi replicano ovviamente la geometria dicotomica del racemo: vale a dire che il picciolo principale, attaccato al ramo della pianta, si divide in due e ognuna delle sue diramazioni si biforca ulteriormente, e così via. Gonfiandosi e torcendosi un poco, questi piccioli creano una figura davvero interessante, quasi intricata infine.
I piccioli sono la parte commestibile della pianta, mentre non lo sono la drupa e i suoi semi. Si presentano polposi, spessi circa 5 mm., morbidi e succulenti. Maturano a fine estate o inizio autunno e quando essiccati ricordano l’uva passa nel sapore ma anche nella consistenza e nel colore.
Il grappolo è attaccato al ramo della pianta attraverso uno stelo pendendente che a maturità si distacca dall’albero facendo precipitare l’insieme di piccioli e drupe, ancora tutti attaccati fra loro. Normalmente il grappolo cade intero a terra, spesso ad opera del vento, successivamente alla naturale abscissione dello stelo dal ramo portante. I frutti e i semi saranno poi dispersi nell’intorno, verosimilmente ad opera degli animali (o degli umani golosi).
HABITAT
La maggior parte delle fonti colloca l’areale di origine di Hovenia dulcis in corrispondenza della Cina orientale, della Corea del Nord e in Giappone, ma la sua vera terra natia sembra essere la fredda catena himalayana, dove cresce ad altitudini superiori ai 2000 m. Oggi è naturalizzata in buona parte del continente asiatico.
Si adatta quindi molto bene ai nostri climi continentali, dove non teme temperature invernali anche molto rigide.
CURA E COLTIVAZIONE
Largamente utilizzabile per le sue caratteristiche di rusticità, non teme gelo e venti freddi. Per assurdo, i rischi maggiori si possono avere in aree con inverni poco rigidi e umidi dove la pianta potrebbe iniziare una fase vegetativa invernale per poi essere sorpresa da improvvise gelate.
TEMPERATURE
È molto resistente al gelo e tollera temperature fino a -24°C. Le piante più giovani sono però un po’ più delicate, pur non presentando problemi di sorta nei confronti di temperature anche inferiori ai -10°C.
ESPOSIZIONE
Predilige un’esposizione di peno sole ma si adatta anche a posizioni che prevedono qualche ora di ombra.
INNAFFIATURE
Ama terreni umidi (nel mio caso il terreno è in prossimità del laghetto e noto che si trova molto bene) ma si adatta anche a suoli asciutti. Va però tenuta irrigata con una certa attenzione durante le estati dei primi anni di vita. Una volta che l’apparato radicale sarà sufficientemente formato, non sarà più necessario provvedere alla bagnatura, se non in caso di stagioni particolarmente siccitose.
TERRENO
Anche su questo aspetto, Hovenia si dimostra poco esigente, tollerando terreni dal sabbioso all’argilloso. Preferibili quelli fertili e ricchi di humus, con una buona capacità di drenaggio. Il pH può andare dal subacido all’alcalino.
CONCIMAZIONE
Durante la fase giovanile della pianta si può distribuire un concime minerale (magari a lenta cessione) e un concime organico all’inizio dell’inverno.
PROPAGAZIONE
Si può moltiplicare per talea in tardo autunno oppure da seme. Il seme si può raccogliere facilmente a metà o fine autunno.
PARASSITI
Non ho mai notato particolari vulnerabilità. Segnalo gli afidi come possibili parassiti, eventualmente trattabili con insetticidi.
UTILIZZI E CURIOSITA’
Come anticipato, sono molteplici gli utilizzi di questa pianta che, tra gli altri, sembra avere un potenziale come rimedio alle sbornie!
UNA PIANTA ANTI HANGOVER
Mentre approfondivo la conoscenza di questa pianta ho trovato una curiosa ricerca della University of California. I ricercatori mettono in risalto il potenziale di un flavonoide chiamato Diidromiricetina (dhm) che sembrerebbe avere un potenziale potere anti-sbornia, almeno sui ratti utilizzati per l’esperimento. Tolta la curiosità di sapere come far prendere la ciucca a una cavia, pare che il principio attivo sopprima l’istinto di bere bevande alcoliche oltre a quello di ridurre gli effetti della sbronza.
Per chi volesse approfondire il tema, la ricerca è disponibile a questo link.
HOVENIA IN CUCINA
I piccioli possono essere consumati come frutta fresca, da soli o abbinati ad altri frutti, in macedonia. Possono inoltre essere lavorati in succhi e paste. Oltre alla dolcezza (spesso smorzata con l’abbinamento a frutta dal sapore più acidulo) i piccioli sono molto energetici per le alte percentuali di glucosio, e non solo, in essi contenute.
USI MEDICINALI
La medicina tradizionale cinese, come sempre, è all’avanguardia sull’utilizzo medicamentoso delle essenze vegetali. Hovenia è qui riconosciuta come lassativa, antispasmodica e antipiretica. Ecco che, anche in questi ambiti, l’utilizzo come neutralizzante dell’ubriachezza e dalle intossicazioni da alcol, pare essere ben noto.
Il frutto è considerato, nella medicina tradizionale cinese, antispasmodico, febbrifugo e lassativo; i semi macinati hanno effetto diuretico, e sono considerati neutralizzatori degli effetti di ubriachezza ed intossicazione da alcool.
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Che dire, una pianta davvero amena. Come sempre mi auguro di aver portato alla vostra conoscenza una nuova pianta e vi invito a scoprirla, insieme a tante altre, sul nostro shop.
Vi ringrazio per l’attenzione e vi aspetto la prossima settimana con un nuovo argomento! #makethejungle #clangeorgici !