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Cura delle piante

Eccoci oggi con un articolo fondamentale per i novizi delle piante d’appartamento (ma anche per gli esperti in cerca di un ripasso)!

Ci tengo a studiare continuamente, a confrontarmi con voi per migliorare anche il mio pollice verde e a sperimentare nuovi schemi che possano aiutarci ad avere maggior successo con la coltivazione delle piante, in particolare quelle da interno che sono in effetti più complesse talvolta delle piante da giardino, per il semplice fatto che non sono a casa loro.

E quindi ribadisco il fulcro del mio credo sull’argomento, cioè, approcciarsi a queste piante cercando anzitutto di capire da dove vengono, che abitudini hanno nel loro habitat, come variano le temperature, la luce, le piogge, durante l’arco dell’anno nei luoghi di provenienza.

Ci sono però esigenze che con buona approssimazione possono essere considerate trasversali e che se sbagliamo nel soddisfare possono renderci la vita molto difficile.

1. Substrato, l’importanza di un terriccio di ottima qualità

Con il nuovo anno diciamo definitivamente addio ai terricci di bassa qualità, facciamo questa promessa tutti insieme!

Quando in Instagram rispondo ai messaggi di richiesta d’aiuto per piante che presentano problemi di salute, nel 90% dei casi il terriccio nelle quali sono coltivate è sbagliato.

La salute della pianta parte dalle radici e un ambiente di crescita non ottimale si ripercuote sull’intero individuo: perdita delle foglie, marciumi radicali, attacco di parassiti, etc. Questi sintomi e tanti altri sono tutti incentivati da un terriccio di bassa qualità.

Quando coltiviamo delle piante in contenitore (vasi ma anche le fioriere e le balconiere dei terrazzi) l’acqua non ha grandi profondità nelle quali scomparire e rischia di essere trattenuta in maniera esagerata nei substrati che mancano di inerti grossolani in miscela.

Quindi il primo consiglio che do, se già non lo fate, è provare a coltivare le piante da interno in un terriccio che presenti una buona quantità di pietra pomice, di perlite disperse nella miscela. Io sono convinto che il pollice diventerà di colpo già un po’ più verdino.

Meno frustrazioni, meno difficoltà, più entusiasmo.

2. Luce, da non sottovalutare la giusta esposizione

Nonostante molte piante da interno sopportino bene posizioni meno luminose questo non ci deve costringere a scegliere per loro necessariamente delle posizioni buie.

Uno Zamioculcas, un Pothos, una Sansevieria, anche se tolleranti la poca luce possono prosperare se esposti in una posizione luminosa, in particolare in inverno.

Ed è in questa stagione che vedo commettere un errore ricorrente: pensare di dover schermare dalla luce diretta le piante.

Due considerazioni preziose:

  1. difficilmente all’interno di una casa la luce diretta può bruciare le foglie perché un vetro trasparente abbatte comunque pesantemente la radiazione, anche nelle stagioni più luminose. Le posizioni di luce potenzialmente pericolosa sono quindi solo quelle delle settimane centrali estive e riguardano le sole finestre esposte a sud. Aggiungo che possono mostrarsi sensibili le piante con lamina tenera e sottile (sicuramente non un filodendro imperiale) e che magari sono state poste repentinamente in questa posizione senza che la transizione sia stata compiuta con naturalezza: se una pianta è fissa davanti ad una finestra esposta a sud per tutto l’anno avrà modo di adattarsi con gradualità alle condizioni di luce diretta e ne beneficerà. Teniamo comunque sempre monitorata la situazione.
  2. In inverno la luce diretta non esiste, quindi le piante vanno sempre sovraesposte se possibile e non si deve mai adottare la precauzione di schermarne l’esposizione.

Se desiderate saperne di più sulla questione della luce ecco l’articolo che fa per voi 😉

3. Bagnature, si possono programmare?

Questo terzo aspetto non funziona se il punto uno non è assolto. Quindi partiamo dal presupposto di aver usato un substrato drenante e leggero.

Uno dei più pericolosi miti in circolazione è la credenza che si possa definire un intervallo di tempo fisso per le bagnature: come, ad esempio, ogni 2 settimane.

Dimentichiamoci questa cosa e impariamo a bagnare quando la terra è quasi asciutta in estate e quando è ben asciutta in inverno. Se poi la pianta presentasse sintomi di appassimento avremmo tempo per porre rimedio alla situazione.

Diversamente, quello che difficilmente si risolve è un problema di eccesso di bagnatura, che si verifica quasi sempre con terricci di scarsa qualità, molto compatti, privi di inerti.

Se un terriccio fatica ad asciugare e resta facilmente zuppo è, molto probabilmente, un terriccio poco indicato o di taglio economico. Per costare pochi euro un terriccio deve necessariamente essere costituito quasi essenzialmente da compost che in misura limitata è un ottimo ingrediente, ma in percentuali sopra il 40-50% diventa problematico, sia per questioni di salinità elevate che di mancanza di quegli spazi che chiamiamo macropori, ovvero gli interstizi tra le particelle del terreno che ospitano l’aria e sono funzionali alla corretta ossigenazione delle radici.

Se avete paura di dare troppa acqua alle piante sappiate che un buon terriccio scarica tutta quella eccedente dai fori di drenaggio, ma se la cosa comunque vi preoccupa e non avete piante in vasi giganteschi, potete ricorrere alla subirrigazione: in questo modo il terreno assorbirà dal sottovaso o dal portavaso solo la quantità di acqua necessaria ad inumidirsi, riempiendo i micropori senza saturare i macropori, lasciandoli a disposizione dell’aria.

4. Concimare in modo corretto le piante

Dicevo all’inizio dell’articolo che anche dopo tanto tempo passato insieme alle piante continuo a sperimentare e ad informarmi per capire se ci sono margini di miglioramento nella mia pratica.

Una delle cose che ho smesso di fare è concimare tutto l’anno: limitatamente ai concimi minerali, se osservo l’assenza di nuova crescita sulle piante da interno durante la stagione invernale, non insisto con le fertilizzazioni che interrompo e riprendo solo quando a primavera ripartiranno.

Questo evita in primis uno spreco perché, se le piante non crescono nemmeno mangiano. Secondariamente, eventuali fertilizzanti non consumati si accumulano nel terreno ed essendo costituiti da sali minerali ne innalzano progressivamente la salinità, una cosa non piacevole per le radici e in generale per la pianta.

In caso di crescita ridotta si può al più pensare di dimezzare le dosi o le cadenze.

Quello che invece non faccio mai mancare durante tutto l’arco dell’anno è la somministrazione di prodotti biostimolanti che non sono propriamente concimi minerali, ma sostanze organiche che hanno un forte impatto sulla salute e sulla crescita rigogliosa delle piante.

Sono prodotti che si possono usare nell’acqua di bagnatura secondo le dosi e le modalità riportate in etichetta e che nel caso dei prodotti che uso io possono anche essere somministrati per via fogliare, cosa molto utile quando in inverno non stiamo bagnando con una certa frequenza.

Attenzione perché spesso questi prodotti non sono esattamente profumati e quindi evitiamo di darli prima del cenone di capodanno a casa nostra, ma scegliamo un pomeriggio tiepido e soleggiato se siamo in inverno, in modo da poter portare le piante in balcone e nebulizzare il prodotto sulle foglie, lasciandole qualche ora di fuori prima di riportarle in casa.

5. Piante da interno portate all’esterno

Sono innumerevoli i benefici che possiamo trarre dal posizionamento delle nostre indoor all’esterno della casa da aprile fino a ottobre.

In particolare abbonderà un fattore estremamente scarso in casa che è la luce.

Si scelgono di norma delle posizioni riparate dalla luce diretta dell’estate, magari esposizioni non a sud, oppure l’ombra luminosa di un bel portico.

La pioggia e l’aria che si muove sono altri toccasana per le nostre piante, in particolare per recuperare la vegetazione che l’inverno della casa ha un po’ intaccato: se le trovate un po’ spennate alla fine della stagione fredda portatele fuori, una bella concimazione e si riparte.

Io quest’anno le ho lasciate tutte fuori anche per l’inverno, riparate dentro una serretta fredda, sotto il portico. Ci sono diverse specie di piante da interno e per il momento stanno reagendo molto bene.

6. Quando rinvasare una pianta?

Alcune piante possono attendere rinvasi biennali, altre mi accorgo che a metà estate sono già pronte per una casa più grande. Mediamente un rinvaso all’anno si rende necessario.

Ma per avere la certezza di far bene occorre visionare la zolla della pianta e verificare lo stato della radici sulla sua superficie e non tanto sotto.

Se affastellate si procede altrimenti meglio aspettare, non succede nulla, ma se volete saperne di più vi rimando a questo utilissimo video.

Il periodo opportuno è quello che precede una fase di crescita, quindi aprile, eventualmente settembre per un secondo intervento. Ho visto che è pericoloso rinvasare in un momento di riposo perché la terra non è ancora colonizzata dalle radici, non permettendo quindi alle stesse di assorbire l’acqua che, di conseguenza, rimane nel terreno.

Si procede da un vaso di diametro via via maggiore: 14-18-24-30-38 fino ad arrestarsi, senza passare a dimensioni eccessivamente differenti dal vaso di partenza.

Per ripristinare la fertilità di un terriccio che non verrà più rinnovato si asporta lo strato superficiale, si sparge della leonardite e si rifà il topping con il terriccio fresco.

Questo eviterà che il terreno diventi esausto dal momento che non effettueremo più rinvasi.

Spero siano state informazioni utili, fatemi avere un vostro riscontro o un vostro parere in merito 😉

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Commenti

  1. Elena Garella (Modifica)

    Non avevo idea della possibilità di utilizzare la leonardite per ripristinare il terriccio del vado fi una pianta. Ho un ibisco di 18 anni che non rinvaso più. Posso utilizzarla in primavera? Grazie

  2. Sebastiano Guarisco (Modifica)

    si perfetto in primavera come spiegato nel video, ottimo anche un intervento a settembre, sempre sostituendo ove possibile anche la parte superficiale del terriccio

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