Thismia kobensis: la lanterna delle fate che si credeva estinta
È sempre una bella notizia quando un essere vivente che credevamo estinto si scopre non esserlo. Certo, se dovessimo scoprire che i Dilofosauri si aggirano nelle campagne bresciane non saremmo così tranquilli, però i mitici rettili non fanno parte della storia di oggi. Ancora meglio se l’essere vivente che torna dall’oltretomba è una pianta davvero davvero particolare: non fa la fotosintesi, vive sottoterra, ha un fiore che sembra una lanterna… ecco a voi la storia di Thismia kobensis.
Il genere Thismia
Il genere Thismia, conosciuto anche come “lanterna fatata”, si compone di circa 90 specie, ha un aspetto insolito e, a renderlo davvero peculiare è il fatto che non effettua la fotosintesi clorofilliana. Per ovviare alle problematiche relative alla mancanza dei processi di fotosintesi, queste piante si sono evolute come parassite, sviluppando relazioni simbiotiche con altri organismi, sfruttando la micoeterotrofia, un processo particolare che consente di sottrarre i nutrienti ai funghi che vanno a contatto con le loro radici.
“Poiché la maggior parte delle piante micoeterotrofe ottiene il loro carbonio indirettamente dalle piante fotosintetiche attraverso reti micorriziche condivise, dipendono fortemente dalle attività sia dei funghi che degli alberi che le sostengono. Di conseguenza, sono particolarmente sensibili ai disturbi ambientali, rendendole spesso rare e in via di estinzione”.
studio pubblicato su Phytotaxa
Sono piante molto rare e sfuggenti in grado di crescere soltanto in luoghi specifici, nascosti sottoterra fanno fuoriuscire i fiori translucidi. Hanno un aspetto trasparente e fantasmagorico, ben distante a quello che comunemente si collega all’idea di pianta. Proprio per queste sue caratteristiche a volte è difficile determinare con sicurezza se una specie sia estinta o meno, infatti avendo un portamento nano, dei fiori che sbocciano per breve tempo (solitamente nelle stagioni umide) e venendo spesso coperte dalle foglie cadute, probabilmente non sono in grado di sopravvivere per lunghi periodi è anche difficile capire se sono piante che potremo vedere un’altra volta (un esempio è il T. neptunis Beccari, il quale è stato riscoperto dopo ben 151 anni!).
Lo strano caso della Thismia kobensis
La Thismia kobensis, parte del genere Thismia, famiglia delle Burmanniacee, è uno dei membri meno noti ma più affascinanti. Scoperto nella città di Kobe (Giappone), nel 1992 si pensava si fosse estinto in seguito alla distruzione del suo habitat naturale, divenuto area industriale nel 1999. Ma, colpo di scena, a distanza di 30 anni, il professor Kenji Suetsugu e i suoi colleghi, a circa 30 km di distanza dal luogo d’origine, a Sanda City, hanno rinvenuto degli esemplari di questa incredibile pianta.
È una specie erbacea, con un apparato radicale bianco crema vermiforme. Quando fiorisce assume un aspetto quasi etereo, sviluppa un fusto di circa 4 cm, con 3 o 5 foglie, di forma triangolare, tendenti al biancastro. I fiori invece possono essere da 1 a 3 per pianta, con 6 tepali fusi a formare un calice parzialmente trasparente. Particolari sono delle appendici filiformi lunghe circa 4,5 cm che si dipartono come antenne di un insetto di colore arancio/bruno.
Ma è il suo nome volgare ‘lanterna fatata’ che descrive uno degli aspetti più affascinanti di queste schive monocotiledoni sta nel fiore translucido e halloweenoso che cresce appena sopra la superficie del suolo.
La simbiosi coi funghi
Eccezion fatta per il fiore la pianta ha un habitat sotterraneo e anche questo fa si che possa essere confusa con un fungo.
Così non è ma i funghi in qualche modo centrano, come dicevamo prima. Il fulcro della vita sulla terra è ovviamente il carbonio ma il carbonio organico che questa pianta non può produrre con la fotosintesi lo deve ‘stoccare’ a qualcuno.
Thismia infatti è una pianta sotterranea che non sa come prendere carbonio alle altre piante, quindi predilige legarsi alle micorrize che riescono a interfacciarsi con le radici di alcuni alberi: è il più delle volte una simbiosi dove il fungo (che non fotosintetizza) riceve carbonio dalla pianta e in cambio la aiuta ad assorbire acqua, minerali e altri composti.
Thismia allora si fa raggiungere dal micelio di un fungo-micorrizza e usa le sue ife come ponte tra l’albero al quale rubare carbonio, senza ovviamente nulla cedere in cambio.
Per questo motivo Thismia sono piante mico etero trofiche. Come tante altre piante micoeterotrofe sono quindi fortemente dipendenti dal attività sia dei funghi che degli alberi che li sostengono. Di conseguenza, loro sono particolarmente sensibili ai disturbi ambientali, il che li rende spesso rari e in pericolo.
Una nuova evoluzione
Non capita spesso di poter avere la fortuna di passare dallo studiare un esemplare museale incompleto all’avere fra le mani una pianta ancora vitale, proprio per questo gli scienziati giapponesi si sono subito messi all’opera per poter aggiornare la descrizione delle Thismia kobensis, distinta da specie simili come la Thismia huangii.
“Il nostro riesame morfologico ha rivelato che T. kobensis è distinguibile da T. huangii per il suo anello corto ma espanso e molti filamenti corti su ciascun lobo dello stigma. Abbiamo anche dimostrato che la distanza genetica tra questi taxa è paragonabile a quella tra altre coppie di specie strettamente imparentate, proseguono gli studiosi.“
studio pubblicato su Phytotaxa
Inoltre, a Thismia kobensis è considerata la specie di lanterna fatata asiatica più settentrionale ad oggi conosciuta.
Parenti in giro per il mondo
La biogeografia della Thismia kobensis ha da sempre incuriosito gli studiosi proprio per via della sua particolarità e della difficoltà a capirne l’effettivo movimento intorno alla Terra. Un esempio di ciò è la Thismia americana, scoperta più di 100 anni fa in Nord America, unica specie di Thismia presente in quei territori è stata per un po’ presente vicino a Chicago ma ormai è considerata estinta. Cosa ci facesse una pianta prevalentemente tropicale in America settentrionale è ancora un mistero, soprattutto dal momento in cui quella -fino a poco tempo fa- considerata il suo parente più prossimo era la Thismia rodwayi, localizzata in Australia e Nuova Zelanda. Dietro l’angolo insomma.
Dopo il ritrovamento della T. kobensis però, un’indagine morfologica dettagliata, ha fatto intuire che ad essere parente prossima con T. americana era proprio lei e non la rodwayi. Anzi, T. americana potrebbe proprio non essere nemmeno correlata alle specie dell’Australia e della Nuova Zelanda. Può sembrare un collegamento piuttosto improbabile ma invece si può attribuire alla migrazione attraverso il ponte sullo stretto di Bering.