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Botanica e agronomia

Il latte è sicuramente un alimento molto amato dalla gran parte degli umani e degli animali e questo spinge a chiedersi quale sia il suo ruolo invece con le nostre amate piante.

Alcuni pensano possa essere usato come fungicida o fertilizzante, altri che funga da acidificante per il terreno o che ancora sia ottimo per lucidare le foglie.

Qual è la verità? Scopriamola subito!

La nascita del mito

Ebbene sì, questa faccenda potrebbe essere un’avvincente serie tv, fatta di bugie e inganni, è quindi necessario vederci chiaro e capire da dove tutto è partito.

Il tutto ebbe inizio verso gli anni 2000, quando Dave Wetzel, ex dirigente dell’industria siderurgica divenuto lavoratore caseario, sparge il latte in eccesso sui terreni agricoli.

Il passo da lì al convincere sé stesso e Terry Gompert (un educatore locale) che tutto ciò avesse effettivamente effetti benefici per il terreno fu breve. A dire di Dave non solo i pascoli erano molto più produttivi, ma il carotaggio del terreno mostrava una maggiore “porosità del suolo”.

Convinto della teoria di Wetzel, Gompert utilizzò i suoi contatti con l’Università del Nebraska per convincere un gruppo di ricerca a compiere alcuni studi che potessero confermare ciò che loro dicevano.

I risultati giunsero ma vi era una certa differenza fra ciò che Wetzel divulgava e ciò che realmente era stato scoperto.

I dati statistici

I risultati dei quali Dave si vantava prevedevano:

  • due litri di latte hanno aumentato la resa del 26%;
  • qualche oncia di olio di fegato di merluzzo per acro ha aumentato la resa del 20%;
  • latte + olio di fegato di merluzzo hanno aumentato la resa del 31%;
  • la porosità del terreno trattato con il latte è aumentata del 19%.

Questi dati si trovano di frequente in giro per il web, ma non sono così corretti come Wetzel diceva.

Ciò che invece gli studiosi dell’Università del Nebraska hanno rilevato (nonostante lo studio vero e proprio non sia mai stato pubblicato) è questo: “Non ci sono prove statistiche che il latte e l’olio abbiano influenzato nessuno dei parametri misurati. È vero che il trattamento senza latte e senza olio ha avuto la resa più bassa (4454 libbre/acro), ma un altro trattamento senza latte, quello con 4 once di olio di fegato di merluzzo ha avuto (5314 libbre/acro). L LSD che indica che la differenza doveva essere significativa era di quasi una tonnellata (1980 libbre/acro) indicando una grande quantità di variabilità in questo sito. Il coefficiente di variazione (CV) che è una misura della variabilità era quasi del 25% per la sostanza secca. Questo è circa il doppio del livello che di solito troviamo per i rendimenti”.

Cosa significano queste statistiche?

In realtà poco. O meglio, non abbastanza. Infatti, nonostante gli studiosi abbiano misurato la produttività, i singoli nutrienti e le compattazione del suolo, tutto ciò non ha avuto un esito rilevante, in quanto il campione era troppo ridotto.

Le piante sono esseri viventi, crescono con tempi e ritmi diversi, allo stesso modo un acro di terreno è molto diverso dall’acro vicino, di conseguenza per avere risultati che possano definirsi come significativi, è necessario eseguire molte repliche del medesimo esperimento e procedere a confronti regolari.

Quindi la variabilità registrata dagli studi sarebbe avvenuta ugualmente a prescindere dalla presenza del latte o dell’olio di fegato di merluzzo. Il test eseguito non era sufficiente a validare la teoria.

Wetzel ha propagandato dei risultati non veritieri, finendo per diffonderli e mettere in giro questa voce con giornalisti e scrittori, spacciando il latte come miracoloso per il terreno.

Altri studi

Esiste anche un secondo studio, Raw Waste Milk as a Pasture Amendment (ref 2), condotto dal Dr. Sid Bosworth dell’Università del Vermont. L’oggetto di questo studio era l’impatto del latte crudo sulla resa dei pascoli, sulla qualità del foraggio e sulla fertilità del suolo in due fattorie situate in Vermont.

Hanno concluso che “l’applicazione di latte crudo sul pascolo non è un mezzo economico per migliorare la produzione di foraggio o la qualità del foraggio e del suolo. I magri guadagni registrati non sono né abbastanza grandi da influenzare la produzione di latte né abbastanza consistenti da essere una soluzione affidabile.“.

Quindi la rilevazione ha portato a decretare che i benefici del latte, se ci sono realmente, non varrebbero lo sforzo di spargerlo o i costi legati al latte.

Il latte fa bene al giardino?

Sì, il latte è un prodotto biologico e qualsiasi materiale organico aggiunto al giardino potrà essergli d’aiuto. È però fondamentale sottolineare che il latte è costituito circa al 90% da acqua, quindi in proporzione un litro di acqua contiene pochissima materia organica, equiparabile ad una manciata di compost.

Altri prodotti organici

Cerchiamo però di capire un attimo meglio!

Il latte contiene amminoacidi, proteine, enzimi e zuccheri naturali che possono nutrire sani esemplari di microbi, funghi e batteri che, a loro volta, porteranno benefici al terreno. Insomma, i microbi degradano le molecole più grandi presenti nel latte mutandole in nutrienti di base che poi le piante possono assorbire utilizzandole come cibo, però questo è un ragionamento che si può applicare a tutto il materiale organico, che sia verdura, frutta, compost, trucioli di legno e via dicendo.

I valori nutritivi del latte

Il nutriente fondamentale contenuto nel latte, per quanto riguarda il giardino, è l’azoto, in quanto solitamente il terreno ne è carente. Quindi quanto azoto contiene il latte in effetti?

Il latte contiene circa il 3,1% di proteine, le quali a loro volta sono circa 1/6 azoto, di conseguenza il latte ha un contenuto d’azoto di circa 0,5%, un quantitativo piuttosto irrisorio se paragonato al fertilizzante che si può trovare in commercio.

Il latte e la prevenzione delle malattie fogliari

Un’altra voce piuttosto diffusa è quella che afferma che spruzzare il latte sulle piante aiuterà a prevenire le malattie fogliari, questo mito è nato a seguito di una studio brasiliano pubblicato nel 1999, incentrato sul controllo dell’oidio nelle coltivazioni di zucchine, in seguito al quale sarebbe stato rilevato anche un buon successo sul controllo dell’oidio su altre piante, fra le quali le rose.

Inoltre il latto è stato indicato anche come metodo preventivo contro la macchia nera fogliare, sponsorizzandolo ai coltivatori di rose come un metodo sicuro ed efficace per coltivare piante sane.

Il latte è stato utilizzato per decenni, ad esempio con efficacia variabile come spargitore o adesivo nelle applicazioni di pesticidi. L’uso documentato con più attenzione è stato quello come riduttore della trasmissibilità dei virus delle foglie, in particolare dei virus del mosaico.

Pro e contro nell’usare il latte sulle foglie

I potenziali svantaggi nell’utilizzare il latte come spray fogliare possono essere:

  • il grasso del latte può emanare odori sgradevoli quando si scompone;
  • gli organismi fungini potrebbero colonizzare le foglie;
  • è stato riportato che il latte scremato essiccato potrebbe causare marciume nero, marciume molle e macchie fogliari di Alternaria sulle colture di crocifere.

Un tentativo col latte è comunque lecito farlo, è stato provato che i trattamenti possono essere efficaci nella protezione di alcune tipologie di colture, pur non essendoci prove specifiche che il latte usato come spray fogliare sia efficace nel controllare le macchie nere né sulle rose né su altre piante.

Vediamo adesso qualche pro:

  • il latte spruzzato sulle foglie può fungere da fonte nutritiva per microrganismi benigni, riducendo lo spazio disponibile per infezioni di oidio;
  • le foglie trattate col latte possono essere meno vulnerabili agli attacchi degli afidi, riducendo così anche la possibilità di venire a contatto con i virus da loro trasportati.

Miti da sfatare

"Il latte crudo è la soluzione migliore, in quanto il calore ne altererebbe i componenti"

In realtà il calore renderebbe la vita più semplice ai microbi che lavorano sul latte, questi infatti si occupano di rompere le grandi molecole in nutrienti più semplici come azoto e fosfato, processo che verrebbe accelerato dal calore. Per i microbi non vi è tanta differenza fra latte crudo, cotto o perfino formaggio!

“Il latte è utilizzato sin dai tempi antichi per coltivare”

Non vi è prova scientifica di questo fatto, sembra piuttosto improbabile però che in tempi nei quali il cibo era sempre piuttosto scarso venissero gettati ingenti quantitativi di latte nella speranza di un raccolto migliore.

“Il potenziale di fertilizzazione del latte è elevato e rimane costante anche quando diluito in rapporto 1/5 con l’acqua”

Abbiamo già visto come effettivamente il latte funga da fertilizzante, però ripetiamo: sarebbe lo stesso per qualsiasi altro tipo di materia organica. Ma non è possibile che diluendolo a 1/5 si possa ottenere la stessa quantità di azoto.

“Per gli insetti a corpo molle lo zucchero è velenoso”

Assolutamente no, insetti a corpo molle come gli afidi e la cocciniglia non hanno un apparato digerente che gli permette di assimilare gli zuccheri ma questo non significa che per loro siano tossici. Nelle piante il livello di zuccheri è molto alto, tanto che questi insetti si sono dotati, nel corso dell’evoluzione, di una sorta di bypass gastrico che gli permette di espellere direttamente le sostanze zuccherine assunte. Questo composto è la melata, una sostanza molto appiccicosa che fa spesso da campanello d’allarme durante le infestazioni.

Melata prodotta dalla cocciniglia
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Commenti

  1. Antonella (Modifica)

    Articolo molto interessante. Bravi

  2. Valentina Forgione (Modifica)

    Grazie Antonella!! 🙂

  3. Federica Fratini (Modifica)

    Ottimo consiglio

  4. Sebastiano (Modifica)

    Grazie Federica!

  5. andrea (Modifica)

    Buongiorno, il latte come fungicida ai primi stadi dello sviluppo della malattia o in prevenzione è assodato. Si parla di “prevenzione” perché come tutti i prodotti bio, ora unici prodotti vendibili “da banco” dopo il ritiro dei prodotti chimici nel 2023.
    Certo non parliamo del “grasso” del latte ma della sua parte “acida”: infatti meglio l’utilizzo di quello scremato o parzialmente scremato perché appunto è la sua acidità che altera il ph dell’area trattata e la rende inadatta allo sviluppo fungino.
    Il latte fa infatti parte dell’elenco delle sostanze utilizzabili in agricoltura biologica consentite dal Ministero. Discorso a parte sulle diluizioni (non si spruzza “latte puro” sulle piante: loro non fanno la prima colazione al mattino con brioches) e sui costi del trattamento in caso di ampie superfici.

  6. Sebastiano Guarisco (Modifica)

    Grzie per il contributo Andrea, se hai modo di lasciarmi un riferimento ad uno studio in proposito leggo volentieri, vorrei approfondire. Un cordiale saluto

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