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Botanica e agronomia

Oggi parleremo di una cosa un po’ curiosa e particolare che ancora una volta testimonia l’ingegnosità delle piante e le risorse messe in campo dalla loro evoluzione.

Stavo per rinvasare i mio Philodendron melanochrysum quando ho notato queste goccioline sui fusti, in alcune parti fittamente imperlati.

Contravvenendo ad ogni regola impartitami da mia madre in età prescolare le ho assaggiate e ho notato un sapore zuccherino.

Il che ha fatto scattare un campanello d’allarme perché li per li mi sono messo a cercare insetti fitomizi come una furia pensando si trattasse di melata, anche se, in effetti, non l’avevo mai vista in questa modalità, così a gocce e soprattutto sui fusti anziché gocciolata sulle lamine fogliari che sono invece intonse.

Fugata la minaccia di cocciniglie o altri parassiti è rimasta un’unica opzione: nettare extrafloreale.

Allacciate le cinture, si parte!

Non si tratta di guttazione

Non va anzitutto confuso questo fenomeno con la guttazione, argomento del quale cercherò di parlarvi presto: in quel caso le gocce sono nella quasi totalità dei casi osservabili sul margine della foglia e si parla di acqua (eventualmente con qualche minerale disciolto) che trasuda da alcuni pori specifici della foglia. Anche in questo caso non si tratta di qualcosa di allarmante ma la differenza è che è assente la concentrazione zuccherina tipica del nettare.

Cos’è il nettare?

Il nettare è una soluzione acquosa zuccherina che viene prodotta dalle piante mellifere (quindi da quelle piante che forniscono il nettare ad api, vari tipi di insetti e uccelli) attraverso i fiori, con lo scopo di attirare gli insetti impollinatori, ghiotti di questa sostanza.

Nel regno naturale, è una prassi consolidata individuare le ghiandole nettari o il liquido stesso del nettare in prossimità degli organi riproduttivi della pianta, come gli stami e i pistilli. Questo fenomeno si verifica poiché è fondamentale prelevare il polline e trasportarlo verso altre destinazioni.

I costituenti principali del nettare comprendono una varietà di zuccheri, quali saccarosio, glucosio e fruttosio, presenti in proporzioni variabili. Oltre a ciò, il nettare ospita una vasta gamma di altre sostanze chimiche vegetali che assolvono due funzioni cruciali: attirare gli impollinatori e dissuadere i predatori. Carboidrati, amminoacidi e composti volatili agiscono come richiamo per specifiche specie, mentre alcaloidi e polifenoli sembrano assumere un ruolo protettivo.

La Nicotiana attenuata, una pianta di tabacco originaria dello Utah negli Stati Uniti, sfrutta una molteplicità di profumi volatili per attrarre uccelli impollinatori e falene. Tra gli aromi dominanti spicca il benzilacetone, ma la pianta aggiunge anche una nota di nicotina amara, dal profumo meno evidente, che potrebbe sfuggire all’olfatto dell’uccello fino a quando non ha già bevuto il nettare. Secondo gli studiosi, l’intento di tale aggiunta sarebbe scoraggiare i predatori del nettare, spingendoli ad abbandonare la pianta dopo un solo sorso e, così facendo, stimolare la loro visita ad altre piante. Questo meccanismo massimizza l’efficacia dell’impollinazione ottenuta dalla pianta, riducendo al minimo la quantità di nettare prodotto.

Alcuni nettari, come quello prodotto dal Buckeye della California (Aesculus californica), contengono neurotossine come l’esculina. Oltre all’acqua, il nettare è composto da carboidrati, aminoacidi, ioni e una vasta gamma di altri composti.

A cosa serve il nettare?

Il nettare serve ad attirare gli animali in modo che, avvicinandosi alla pianta per prelevarlo, ne fecondino i fiori.

Capita però che questi nettari siano dislocati anche in zone dove ci verrebbe da pensare che non ci sia senso. Vengono detti infatti extrafloreali o extranuziali e sono ghiandole vegetali sempre deputate alla produzione di nettare ma non sono coinvolte nei processi di impollinazione.

Allora: produrre nettare è un’attività super costosa per la pianta, in questo articolo vi avevo parlato dell’udito delle piante dove illustravo la ricerca di questo team israeliano che ha scoperto come alcune piante riescano a ‘sentire’ il ronzio delle api spingendo in questo caso la produzione di secreti zuccherini e rallentandolo se non si sente volare una mosca, pardon un’ape. Scherzi a parte, tutto ciò dimostra come le piante siano attente ad ottimizzare questo tipo di attività.

Ma allora perché sparare nettare a caso su parti della pianta non interessate dall’impollinazione?

A cosa serve il nettare extrafiorale?

Sappiamo bene a cosa serve il nettare che troviamo all’interno dei fiori, ma quello extrafiorale? Questo, infatti, non ha la stessa funzione, in quanto i fiori riescono ad attirare gli impollinatori grazie ai loro colori, cosa che, ad esempio, una foglia, non può fare.

I nettari extranettarici sono strutture presenti in diverse specie vegetali in tutto il mondo, che secernono zuccheri e possono essere trovate su vari tessuti delle piante. A differenza dei nettari floreali, la loro funzione principale sembra essere quella di attirare artropodi benefici. Gli zuccheri predominanti nei nettari extranettarici sono fruttosio, glucosio e saccarosio, ma sono stati isolati anche molti aminoacidi, altri zuccheri e micronutrienti. Gli effetti protettivi degli nettari extranettarici derivano dalla loro capacità di attrarre artropodi benefici, con particolare attenzione agli studi sulle formiche. In alcune specie vegetali, il flusso e la composizione dei nettari extranettarici possono variare in risposta all’attacco degli erbivori, simile ad altre difese vegetali attivate, evidenziando l’importanza dei nemici naturali per le piante che possiedono nettari extranettarici.

Nettari extrafloreali sono stati segnalati in oltre 3941 specie di piante vascolari appartenenti a 745 generi e 108 famiglie, il 99,7% delle quali appartiene a piante da fiore (angiosperme), comprendendo dall’1,0 all’1,8% di tutte le specie conosciute e c’è un interessante studio in cui sono incappato che illustra come ricorrenze maggiori nelle osservazioni siano correlate all’avvicinarsi di latitudini tropicali.

Non è quindi un caso che sulle piante da interno sia più facile scorgerle ma sembra che tra le Aracee siano interessati essenzialmente tre generi: Philodendron, Alocasia e Culcasia.

Qui vi lascio un elenco più completo! Per approfondire ulteriormente invece vi segnalo questo paper e anche quest’altro, molto interessante.

Una scoperta anche italiana

Darwin comprese che il nettare extrafloreale era molto ricercato dagli insetti, anche se riteneva che le loro visite non fossero di beneficio per le piante. Tuttavia, il botanico italiano Federico Delpino fu il primo a riconoscere le funzioni difensive dei nettari extrafloreali nella sua importante monografia sulla mirmecofilia nel regno vegetale nel 1886. Il suo studio fu ispirato da un disaccordo con Charles Darwin, con il quale aveva una corrispondenza regolare.

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