La Monstera variegata mi ha fatto i frutti! Ecco come
In vivaio è successa una cosa spettacolare: la Monstera deliciosa “Albo Variegata” ha fatto i frutti! Ma come fa questo tipo di pianta a fruttificare? E come si riproduce? Scopriamolo!
La famiglia delle Araceae
La maggior parte delle piante che abbiamo in casa appartengono alla grande famiglia delle Araceae, la quale prende il nome dal genere più rappresentativo, l’Arum, come l’Arum italicum, nativo anche in Italia. Ma fra le schiere di questa famiglia troviamo altri nomi ben noti: calle, Photos, Philodendron, Anthurium, Caladium, Colocasia, Alocasia, Aglaonema, Spathiphyllum, Syngonium, Dieffenbachia, Zamioculcas.
In particolare il genere Monstera, inieme al genere Rhaphidophora (a cui appartiene la Monstera minima), Epipremnum e Scindapsus, appartiene ad una sotto famiglia delle Araceae chiamata “Monsteroidee”, abbiamo quindi oggi la rara possibilità di vedere come evolve l’antesi, cioè l’evoluzione e lo sviluppo degli apparati florali della Monstera Albo Variegata.
I fiori della Monstera Albo Variegata
Le infiorescenze tipiche delle Araceae, sono costituite da uno spadice (cioè una parte centrale che porta agli elementi florali) e poi una spata, quindi una foglia trasformata che avvolge lo spadice e lo protegge, rivelandolo un pochino alla volta. Sull’asse dello spadice, nel genere Monstera e nel gruppo delle Monsteroidee, si sviluppano i fiori, i quali sono ermafroditi.
Un fiore ermafrodita è un fiore che porta sia le parte femminili (pistilli, con all’interno gli ovuli), sia le parti maschili (antere con i polline). Questa non è una regola comune per le Araceae, nella sottofamiglia delle Aroidee, ad esempio, sullo spadice troviamo fiori unisessuali ben distinti, in alto i fiori maschili e in basso i femminili, nel mezzo spesso si trova una zona di fiori sterili. Sembrerebbe sia tutto progettato per permettere al polline di cadere e impollinare i fiori femminili, ma in realtà non è nemmeno così, perché come abbiamo visto più di una volta, le piante non amano auto-impollinarsi, preferendo avere contributi esterni che contribuiscano al nuovo genoma che si svilupperà mediante il seme. Per questo motivo, a volte, le maturazioni sono sfasate, facendo fiorire prima i fiori femminili, in modo che quando i fiori maschili sono pronti a lasciar cadere il polline, i fiori femminili siano già regrediti.
Lo spadice è composto da tanti piccoli esagoni, il cui colore varia dal bianco al verde ed è da quegli esagoni che esce una polverina che altro non è se non il polline. Questi singoli fiori esagonali/pentagonali che compongono l’infiorescenza sono composti da una parte femminile che è quella parte simile ad un occhietto, al cui interno troviamo gli stami che possono accogliere il polline che poi andrà a fecondare gli ovuli che sono contenuti nella parte sottostante, mentre le parti maschili scaturiscono dalle zone di congiunzione fra un fiore e l’altro e infatti, proprio da lì, si vedono emergere le antere pulvirolente.
Nella parte bassa dello spadice, ci sono dei fiori leggermente più piccoli degli altri i quali secernono un materiale gommoso simile a resina. Questi fiori non partecipano al processo di impollinazione, non essendo fertili, ma si pensa che la “gomma” prodotta possa essere attrattiva per alcuni generi di api che possono utilizzarla per costruire il proprio nido. Naturalmente questo meccanismo è stato elaborato per far sì che quando l’insetto va a prendere la gomma si imbratti di polline e che poi lo porti ad altre piante per poter portare a termine l’impollinazione.
Anche la produzione della gomma non è una cosa che avviene in tutte le Monstera, ad esempio, uno studio del 2007, nel quale sono stati studiati i fiori di Monstera obliqua, in questa pianta l’impollinazione veniva fatta mediante i coleotteri ed i fiori erano privi di queste secrezioni.
Le Araceae producono calore?
Un altro fenomeno molto curioso quando si parla delle fioriture delle Araceae ed è la capacità di molte specie appartenenti a questa famiglia di produrre calore a livello dei fiori, con un processo conosciuto col nome di termogenesi. Avevamo già avuto occasione di parlare di questo fenomeno col Syngonium, ma pensate che ci sono fiori di alcune Araceae in grado di alzare la temperatura dei fiori di 45°C rispetto alla temperatura dell’ambiente. Non è il caso del fiore della Monstera che riesce ad aumentare “solo” di 5°C rispetto all’ambiente, cosa che comunque per un insetto in cerca di rifugio fa già la sua bella differenza.
Dei ricercatori canadesi, in questo studio del 2009, hanno spiegato molto bene come evolve l’antesi e come funziona l’impollinazione nel genere Monstera, in più svolgono uno studio parallelo, nel quale tengono monitorate le temperature per capire l’incidenza della termogenesi all’interno del processo.
Come funziona l’impollinazione?
Una prima cosa che hanno notato gli scienziati è una successione nella maturazione e nello sviluppo dei fiori nella stessa pianta, infatti i fiori non si sviluppano tutti in una volta, bensì volta per volta. Ecco una panoramica sulle fasi che abbiamo potuto osservare anche in vivaio:
- Giorno 0: l’antesi non è ancora iniziata, la cosa si può notare dalla spata che avvolge completamente lo spadice, rendendolo completamente inaccessibile (o quasi).
- Giorno 1: il primo giorno di fioritura l’antesi inizia verso le 6 del mattino. Gli stigmi (parte terminale del pistillo, sono deputati all’atterraggio del granulo di polline che poi entra in profondità fecondando gli ovuli che sono contenuti nell’ovario del fiore) sono già recettivi, inizia a spargersi il profumo e la spata inizia ad aprirsi leggermente (circa 2 mm). Le infiorescenze rimarranno così fino alla mattina del quarto giorno, mostrando quindi un ingresso molto stretto alla camera fiorale, dove, se vi si accede, si può già iniziare a percepire il calore, essendoci già 2 o 3°C in più rispetto all’ambiente circostante.
- Giorno 4: quando inizia a sorgere il sole, iniziando quindi il fotoperiodo, la spata inizia a gonfiarsi e si svolge completamente, rivelando nella sua completezza lo spadice che aveva conquistato fino a quel momento. Tra le 12 e le 14, inizia a fuoriuscire una piccola quantità di polline dalle parti maschili dell’infiorescenza. I primi fiori a far fuoriuscire il polline sono quelli nella zona inferiore, ma sempre verso mezzogiorno, gli stigmi si seccano rapidamente diventando poco ricettivi. Fra la sera del quarto giorno e la notte del quinto, che i fiori sterili alla base dello spadice, iniziano a secernere la resina gommosa.
- Giorno 5: nel corso della mattinata (dalle 6 fino alle 8), i fiori iniziano a produrre una grande quantità di polline che viene dispersa, ricadendo e venendo raccolta all’interno della spata. Allo stesso tempo i fiori della Monstera deliciosa emettono un profumo molto forte e dolcissimo. È in quest’ultima fase maschile che la temperatura si alza maggiormente, riuscendo ad aumentare fino a 5°C in più rispetto all’ambiente.
Questo studio è servito ai ricercatori canadesi per confrontarsi con lo studio precedente a cui accennavamo prima, dove veniva suggerito che l’impollinazione del genere Monstera fosse più che altro portato a termine dalle api, soprattutto perché le secrezioni gommose potevano servire a costruire il loro nido. I 4 giorni con la spata solo leggermente aperta, suggeriscono un contributo anche da parte di altri insetti, probabilmente dei coleotteri, qualcosa di molto simile a dei maggiolini.
Guardando anche l’andamento delle temperature, l’idea è che anche durante i 4 giorni, appena la spata inizia ad aprirsi leggermente, i primi coleotteri possano entrare e stare all’interno del fiore per godere sia della sua protezione, sia della temperatura. Nell’ultimo giorno dell’antesi, durante la fase maschile, questi coleotteri probabilmente si ricoprono di polline e quando poi la spata si rivela completamente aperta e finisce anche la fase maschile, questi coleotteri se ne andranno a rifugiarsi all’interno di un’altra spata. Saranno sporchi di polline e lì troveranno dei fiori femminili ricettivi, evitando così anche di andare in contro all’autoimpollinazione.