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Piante da Interno, Tutorial

Riportare le piante in casa

Dopo aver sperimentato con successo la coltivazione delle piante d’appartamento fuori casa durante l’estate, si avvicina il momento di ricoverarle nuovamente all’interno, prima dei rigori invernali. Se vi siete persi l’argomento lo potete recuperare dal QUI e salvarvelo per rivederlo a fine inverno.

Personalmente, quest’anno cercherò di lasciarle fuori il più a lungo possibile, anche allo scopo di testare in prima persona la loro capacità di tollerare basse temperature. Ho già parlato della Alocasia macrorrhiza del ristorante abbandonato vicino a casa mia, rimasta fuori con minime di 5-6°C fino alla fine di novembre. L’anno scorso ho semplicemente riparato dal gelo la Ceropegia, tenendola all’esterno sotto il porticato e spingendola a minime notturne di 2-3°C: non è cresciuta ma non è nemmeno morta e se la vedete adesso è la pianta più vispa e rigogliosa del mondo! Senza dover però valutare, pianta per pianta, la loro resistenza al freddo è bene settare delle regole generali che ci siano d’aiuto in questo passaggio chiave.

Alcuni consigli che posso dare riguardano 4 aspetti fondamentali: temperature, luce, acqua e parassiti.

Temperatura

Le piante che usiamo indoor sono piante tropicali, con range di temperatura ottimale mediamente indicato intorno ai 18-25°C. Di questa indicazione non sono sempre troppo convinto e nemmeno la mia Alocasia ‘Portodora’ che con i 30-35°C di luglio (in ombra parziale) è praticamente esplosa. È comunque noto che tollerano temperature sopra i 30°C. Sempre idealmente, le minime notturne prevedono escursioni di circa 10°C rispetto alle temperature diurne.

Step basilari

  1. Pianificare il rientro (anche un po’ alla volta) prima che le temperature passino sotto i 10°C di minima (di solito accade la notte): tenete controllate le previsioni meteo!
  2. Dovendo fare una scelta: porto al riparo prima le piante più giovani, quelle con foglie più tenere o quelle che so essere meno tolleranti (ricovero prima l’Orchidea della Sansevieria). Per le piante grasse, ad esempio, in molti casi non è necessario riportarle entro l’ambiente domestico: si possono tenere in serra fredda o sotto il portico, magari creando una tenda con un telo plastico o usando una serretta mobile; l’importante è ricordare che temono molto più l’umidità che non il freddo secco.
  3. La gradualità aumenta sempre la resistenza, attenzione ai crolli repentini in entrambe le direzioni (non più di 5-10°C come differenza)

Gli ultimi giorni fuori

Voler prolungare la permanenza delle piante all’esterno non è una brutta idea. Resto fermamente convinto che nulla le faccia stare bene come la luce diretta e l’aria corrente. Per chi vuole estremizzare la sosta in esterna posso consigliare alcuni accorgimenti:

  1. Somministrare Algatron induce maggiore resistenza al freddo (anche quando dato per via fogliare).
  2. Posizionare le piante in modo che ricevano la maggior quantità di luce possibile, anche diretta. Sarebbe perfetto un portichetto che guarda a sud, riparato e luminoso.
  3. Va scelta una posizione che protegga le piante dal vento freddo eventualmente presente nella zona di interesse.
  4. Una serretta con rotelle è la soluzione che adotto io, non avendo il portico a sud: la tengo sotto durante la notte e la espongo a sud durante il giorno, magari aprendo la copertura.
  5. Su alcune piante (parlo sempre dei temerari che vorranno spingerle all’estremo o che stanno in zone un po’ più miti) è possibile mitigare il freddo con TNT (traspirante) o con cappucci in telo plastico trasparente (in questo caso consiglio di aprire nelle ore più calde per evitare stagnazione di aria e umidità, spesso causa di crittogame).

Si torna dentro

Molto probabilmente però, ad un certo punto, il freddo prenderà il sopravvento e ci vedremo costretti a riportare le piante dentro casa. Per inciso, come dico sempre: l’Italia è variegata a livello climatico e queste indicazioni vanno lette e rapportate in funzione di dove ci troviamo. Mediamente tendo a parlare di climi continentali, una buona via di mezzo tra il clima alpino delle regioni settentrionali montane e appenniniche e i climi mediterranei del centro sud, soprattutto costieri, o in alcuni casi lacustri nel nord.

Che condizioni devono trovare le piante al rientro nelle nostre case? Il principio guida è ancora quello del minimo differenziale possibile.

  1. Se le avete lasciate fuori con temperature di 8°C notturni non buttatele di punto in bianco a 28°C, passatele un poco alla volta da zone più fresche a più calde della casa. Di norma le stanze hanno sempre temperature comprese tra i 16-25°C circa che sono ottimali.
  2. Evitiamo posizioni della casa interessate da correnti fredde o fonti di calore troppo prossime.
  3. Meglio che le foglie stiano a qualche centimetro di distanza dai vetri, materiali poco isolanti che si raffreddano molto durante la notte. Ci sono zone del Paese dove i vetri gelano e in questi casi è una buona idea creare un cuscino di aria con una tenda pesante.

Esposizione

Non è la temperatura il fattore più difficile da gestire, bensì la luce. Fatta eccezione per l’utilizzo di grow light, questo parametro sfugge al nostro controllo. Nelle loro aree di origine queste piante godono di una buona quantità di luce naturale durante tutto l’arco dell’anno, sia in termini di ore che di intensità.

Entrambi questi fattori già dalla fine di agosto – inizio settembre tendono a mutare alle nostre latitudini. L’esposizione è la questione più critica nella coltivazione delle piante indoor durante l’inverno: mettetevi il cuore in pace, ci tormenterà e ci causerà mille fastidi, soprattutto ingiallimenti e necrosi fogliari, crescite stentate e perdita di foglie, stati generali delle piante ben lontani dal vigore estivo. Stringiamo i denti e cerchiamo di traghettarle al meglio verso la futura primavera: non sempre saranno belle da gara ma nemmeno moriranno se seguiamo qualche semplice accorgimento. Ecco qualche consiglio per aiutare le piante a far fronte ai cambiamenti dei livelli di luce.

REGOLA GENERALE: abbandoniamo il concetto di ‘luce schermata’: tutte le piante prescritte come tali vanno posizionate per quanto possibile in luce piena e diretta fino a marzo-maggio (a seconda delle latitudini e dell’andamento climatico). Ecco perché cerco di tenerle all’esterno il più possibile.

  1. Come per la temperatura: facciamo in modo che non passino drasticamente dalla buona esposizione esterna all’oscurità dell’angolo più imboscato di casa.
  2. La quantità di luce che raggiunge le finestre delle nostre case cala di un buon 50% con l’inverno: il sole è più basso e irraggia per meno ore/giorno. L’ideale è spostare tutte le piante (o almeno quelle più esigenti in termini di luce) presso finestre rivolte a sud e a ovest.
  3. In generale: avviciniamo il più possibile le piante alle finestre preferendo le più esposte.
  4. Finestre pulite permettono una maggiore filtrazione di luce.
  5. Foglie pulite sono in grado di intercettare più luce con maggiore efficienza dei processi di fotosintesi e di riflesso un migliore stato di salute della pianta: tenere pulite le foglie con un panno umido aiuta; qualche piccola pianta può essere anche docciata.
  6. Io non le uso molto ma le grow light possono aiutare situazioni particolarmente disperate.

Parassiti

So che molti di noi sono frenati dalla questione ‘parassiti’ nel portare le piante all’esterno. Per mia esperienza non è che abbia trovato grandi differenze, forse all’esterno è più facile che una pianta incontri un pidocchio ma tale rischio è ampiamente compensato dalle condizioni di maggior salubrità dell’ambiente esterno. È bene però evitare di portare parassiti in casa dall’esterno quando ricoveriamo le piante prima dell’inverno. Ecco come consiglio di agire (potete anche adottare varianti più pratiche della mia, mi interessa trasmettere il senso del procedimento).

  • Un paio di settimane prima del previsto abbassamento delle temperature sotto le soglie di guardia ispezioniamo le piante in cerca di parassiti: rimuoviamo tutto quello che ci sembra sospetto, mondiamo la vegetazione secca o in marcescenza e in caso di attacchi evidenti interveniamo con i prodotti appositi (insetticidi, acaricidi, fungicidi).
  • Nel caso in cui non ci sia nulla di particolarmente sospetto diamo una passata con sapone molle (10 ml /litro, passato tre volte a distanza di 10 gg, quindi parte del trattamento lo faremo con le piante già in casa). È una barriera naturale che ci aiuta a prevenire attacchi dell’ultima ora.
  • Dopo 5 giorni parto anche con il trattamento antifungineo preventivo con barriera naturale cifoblock, quindi parto scalato di 5 giorni rispetto al sapone molle e faccio 3 aspersioni a distanza di 10 giorni.
  • Dopo 10 giorni ispezioniamo nuovamente le piante e controlliamo che sia tutto ok.

È un bel momento da passare con le piante questo, se avete fatto loro qualche foto prima di portarle fuori avrete modo di osservare la crescita strepitosa che c’è stata.

Acqua e umidità

Mentre stanno all’esterno io amo bagnarle a pioggia con gomma e doccino, abbondando generosamente consapevole di usare substrati eccellenti che drenano sempre perfettamente (mai sentito di gente che ha problemi di ristagno usando substrati professionali). Il terreno asciuga sempre velocemente all’esterno ma così non è al volgere della stagione calda: si asciugherà sempre più lentamente, sia per minore attività (e utilizzo di acqua) della pianta, sia per minore traspirazione delle foglie ed evaporazione dal terreno. Quindi, in generale, dovremo cambiare le nostre abitudini e bagnare via via meno frequentemente.

  1. Il problema più comune di cui soffrono le piante d’appartamento in inverno è l’eccesso di acqua. Il terreno deve asciugarsi quasi completamente prima di annaffiare, questo vale per quasi tutte le piante (fanno eccezione Banani, Pachira, Felci e Agrumi, tra le altre). Se non usiamo un terriccio di ottima qualità avremo difficoltà a farlo asciugare.
  2. Quando facciamo la ‘prova del dito’ badiamo bene di scendere in profondità: potremmo anche avere una superficie asciutta ma le radici si sviluppano soprattutto più in basso ed è li che dobbiamo verificare la presenza di umidità.
  3. Alzare i vasi prima e dopo le bagnature è un ottimo sistema per imparare a valutare quando sono asciutti, tramite il loro peso.
  4. L’aria secca è nemica di molte piante tropicali native di zone umide: oltre a qualche gradita vaporizzazione, ricordiamo che ambienti secchi asciugano prima i vasi.
  5. Mai lasciare acqua nel sottovaso dopo le bagnature.

Fertilizzante

Qui io ho la mia idea, diversa da quanto spesso leggo sul web: non arresto le concimazioni in inverno su piante sempreverdi tropicali. Il motivo è che le vedo sempre in crescita (rallentata) e noto la produzione di nuove foglie e tessuti. Il mio consiglio è diradare (magari dimezzando le dosi più che le somministrazioni) ma non sospendere.

Nei momenti più tristi dell’inverno affianco al concime anche un biostimolante tipo Bio Oro.

Ultimi accorgimenti

Rinvaso last minute: il momento giusto per rinvasare la maggior parte delle piante d’appartamento è durante i periodi di spinta vegetativa, in primavera e in estate. Se a Ottobre vi accorgete che una pianta necessita di rinvaso, rimandate pure alla primavera.

Piante tropicali che perdono tutte le foglie: alcune piante possono essere indotte ad uno stato di quiescenza dai cambi di luce/temperatura. Penso a Ficus e alla loro abitudine di defogliarsi molto durante l’inverno, spesso in maniera repentina. Alcune Alocasia possono passare per brevi periodi in dormienza, perdendo le foglie e rivegetando quando il rizoma sentirà nuovamente condizioni adeguate. Nel caso di perdita totale della vegetazione è bene arrestare le bagnature fino alla ricomparsa dei nuovi germogli.

Amici del #clangeorgici spero di avervi dato qualche informazione utile. Ora arriva un periodo difficile per le nostre piante ma non dobbiamo preoccuparci: se la caveranno e presto la nuova stagione calda le porterà al loro consueto splendore!

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